Articolo su Qualenergia n.1/2013
scritto da Maurizio Zara
Sì perché nel 2009, dei quasi 300 TWh (miliardi di
chilowattora) di energia elettrica consumati in Italia, più di 6 TWh sono stati
destinati a illuminare strade e piazze nella voce appunto “pubblica
illuminazione”, ovvero quella che potrebbe essere la produzione elettrica
annuale di una centrale nucleare.
Non è difficile immaginare come oltre a una spesa
energetica consistente si tratti anche di una spesa economica non indifferente.
Con gli aumenti più recenti del costo dell’energia elettrica si sta superando
in Italia la spesa di un miliardo l’anno per l’illuminazione pubblica, il che
significa poco meno di 20 euro ad abitante. Alcuni dati, pubblicati recentemente
da Enea nell’ambito del Progetto Lumière (dedicato a sindaci e comuni per
promuovere l’efficienza energetica) e riferiti ai consuntivi del 2010 ci dicono
che tra bolletta e manutenzioni si arriva a una media di 18,7 euro l’anno per
abitante.
Non a caso la legge di Stabilità recentemente approvata,
in una prima versione prevedeva insieme a tagli per la sanità, tagli alle
aliquote Irpef, aumento dell’Iva e altre misure, anche il via all’operazione “Cieli
bui”, che per contenere la spesa pubblica, si rivolgeva proprio al risparmio di
risorse energetiche e alla razionalizzazione delle fonti di illuminazione in
ambienti pubblici. Il provvedimento, che tra l’altro prevedeva anche lo
spegnimento dell'illuminazione durante le ore notturne, è stato successivamente
bocciato dalla Commissione Ambiente della Camera e tolto dalla legge di
Stabilità. Certo che comunque non possiamo immaginare strade buie e piazze
spente di notte per far fronte alla crisi economica o per determinare risparmi
energetici che ci consentano di raggiungere gli obiettivi europei di riduzione.
Anche se in effetti per l’operazione Cieli bui non si parlava di un vero e
proprio spegnimento, quanto piuttosto di un affievolimento, anche automatico,
attraverso appositi dispositivi ed era prevista, inoltre, l’individuazione
delle aree, urbane o extraurbane, o anche solo di loro porzioni, nelle quali
dovevano essere adottate le misure dello spegnimento o dell'affievolimento
dell'illuminazione, e di precisi luoghi, strade o piazze in cui invece tale
misura non sussisteva.
In generale quindi si trattava di una misura volta anche
a far sì che ogni ente locale si dedicasse a lavorare progressivamente e ad
adottare sostituzioni tecnologiche per raggiungere obiettivi di maggiore
efficienza energetica dei propri dispositivi illuminanti.
Ad ogni modo, anche in questo caso, gli enti locali più
assennati, o smart come si usa dire ultimamente, dovranno fare da soli, senza
alcun input da parte del Governo nazionale. [...].
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